David Moro a 360° gradi

a cura di Claudio

Dello sport gli piace l’idea che si faccia sì “per sport” ma cercando l’eccellenza. David Moro, 43 anni, commercialista trevigiano; sposato con una collega, Monica, hanno due figli di 10 e 8 anni, è il neo presidente di Volley Treviso. Ha idee chiare anche se si schermisce premettendo che “voglio ascoltare e imparare; mi piace condividere”. In passato è stato dirigente del Genoa calcio, in serie B: «Ho sempre avuto belle esperienze nello sport: ho giocato nel Montebelluna nelle giovanili , dove dell’eccellenza del settore giovanile se ne faceva un “must” c’erano vittorie e sconfitte ma il bello era fare fatica ed impegnarsi per raggiungere il meglio, l’eccellenza. Il Volley Treviso mi ricorda l’atmosfera migliore di quei tempi, il bello è il presente che continua. Mi spiace solo che di tutto questo per esempio in tv e nei giornali passi poco, del Volley Treviso e di realtà come la nostra. Eppure i media trasmettono e riportano di eventi molto meno esaltanti delle gesta dei nostri giovani. Come presidente è un rammarico e anche lo sprone per uno degli obiettivi: radicare e diffondere l’amore per il volley. Ritengo che tale passione debba essere esaltata e diffusa, altrimenti se una cosa non è resa visibile è una realtà non percepita dal pubblico e dal territorio quasi non ci fosse. Non ci sono i fasti della A1, ma continuiamo a vincere: conta l’orgoglio per i giovani, il movimento». Moro si guarda intorno e si stupisce ad esempio che anche fra i suoi collaboratori nello studio, una quindicina, molti hanno giocato a pallavolo, soprattutto fra le donne, ma finché non ha detto che diventava presidente del Volley Treviso nessuno gliene ha parlato.  «Noi dobbiamo riuscire a far percepire anche all’esterno l’orgoglio che proviamo per i ragazzi, penso ad esempio ai nostri chiamati nelle nazionali: riuscire a comunicare la passione per le nostre squadre, e attraverso sponsor importanti che ci facciano da volano portare questi temi alla ribalta». In questa visione si inserisce il progetto Treviso Volley School con l’Albatros «per far capire quanto è vasto il movimento e quanto è importante condividere anche questo serve a tutta la pallavolo italiana» che di passaggi televisivi se ne meriterebbe molti di più, chiosa Moro.

E’ un presidente che vuole sapere: è entusiasta del lavoro dei tecnici, degli allenatori e dei dirigenti, dei medici, di tutti quelli che contribuiscono: «Io ci sono perché ci sono i ragazzi e tutto quello che ci gira intorno ed il desiderio è di  partecipare, per quanto possibile, alla vita della società » perché l’attività dello studio non manca, e anche «perché non voglio si crei confusione di ruoli, ognuno farà il suo con l’orgoglio di far parte di un gruppo». Il sottotesto è che c’è fame di successo ma sempre con i piedi per terra «perché non possiamo nasconderci che dal punto di vista economico sono tempi duri, anche per il territorio trevigiano; bisogna davvero fare tanto di cappello a chi è riuscito finora a portare avanti le squadre. Mi piacerebbe che gli imprenditori accettassero la sfida però, come ho fatto quando mi hanno proposto di diventare presidente del Volley Treviso: ricordando i fasti del passato ma soprattutto guardando a quello che c’è oggi, per migliorarci sempre, consci del valore presente e futuro; mi piacerebbe che anche le amministrazioni politiche si ricordassero che i riconoscimenti pubblici danno la carica, a tutti e sono sicuro che non mancheranno». 

Simona Mantovanini

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